IL S. OTTAVIO FARNESE

Duca di Parma & Piacenza, mio S. osservandiss.

Son Stato non poco pensoso, Illstriss. & Eccellentiss Signor mio, ritrovandomi tanto obligato alla cortesia & benignità sua grandissima, considerando che dove cercar potessi da una parte fuggire l’odioso nome di ingrato, non mi fusse da l’altra parte giudicata per cosa leggiere, & temeraria il donar' a V. Eccellenza cosa de sì poco momento, in ricompensa de cotanti singulari beneficii, & grandi honori riceputi dalla ineffabil cortesia, & benignità sua, a non essersi sdegnata di tenerme un mio figliuolo a battesimo, con ogni amorevolissima dimostratione. Ma si come fu sempre cosa, appo tutti buoni laudatissima, il fuggire l’ingratitudine, facendo almeno segno per quanto dalla benignità de cieli all’huomo vien concesso, con quel poco ch’è nel poter suo, piu tosto che tacendo, mostrare a non tenerne conto, ne memoria; mi son risoluto di donarle & lasciar uscire sotto l’Illustriss & felicissimo nome suo, questi miei madrigali, che hora vengono in luce; il qual dono (benché sia minimo, rispetto gl’infiniti oblighi che tengo verso di lei) son certo che secondo la innata sua cortesia, & singular generosità del nobilissimo animo suo, havera piu tosto riguardo, al desiderio mio grandissimo che ho di honorarla, che al valore di questo mio così piccolo dono. Ho preso adonque ardire di praesentarle queste, tali quali elle si sieno, fatiche mie, pregandola humilmente, che ricompensando ogni lor mancamento, con la sincerità del desiderio & affettion mia, benignamente le riceva, insieme con l’animo mio devotissimo (secondo il poco poter mio) di servirla & honorarla sempre, alla quale con ogni riverenza inchinandome bascio le mani, pregando l’Eterno Iddio, che con somma felicità & contento, ogni suo desiderio perpetuamente prosperi & adempi.

Di V. Eccellenza divotiss servidore.

Giaches de Wert.