SIGNOR MIO PATRON COLENDISSIMO

IL SIGNORE CINTIO ALDOBRANDINO.

Cardinal di San Giorgio.

Io confesso ingenuamente, che questi madrigali, i quali ornati del nome di V[ostra] S[ignora] Illustriss[ima] escon pur hora in luce, son così frutti del mio sterile ingegno, come della feconda benignità sua; Percio che l’animo mio risvegliato da' continui favori che mi fa, & illustrato dal chiaro dell’infinità virtù di V[ostra] Sig[nora] lllustriss[ima] per la quale quasi nuovo, & splendido Sole è piu tosto invidiata che imitata, va di mano in mano producendo effetti non conforme alla virtù che lo muove, ma secondo la disposition del mio imperfetto. Egli è ben vero, che da che io conobbi che non l’era discara la servitù mia, ho procurato con ogni industria (e forse indarno) di far derivar dall’Eroiche parti che risplendono in lei qualche perfettion nelle cose mie; Et s’io non mi ci sono avanzato, come volevo, doverà supplire l’abbondanza della devotion dell’animo al mancamento dell’eccellenza dell’arte. Et però supplico V. Sig. lllustriss. che gradisca che queste mie fatiche (com’effetti delle tante grazie ch’io riceva da lei) si abbelliscano del chiarissimo nome suo, per render me più caro a me stesso, mentre con ogni studio procaccierò di mostrarmi non indegno di quella gratia, della quale per sua propria bontà m' ha fatto partecipe. Bacio humilmente le mani di V. Sig. Illustriss. e le prego dal Signor Dio ogni prosperità maggiore.

Di Roma il dì primo Genero 1594.

Di V. Sig. Illustriss. e Reverendiss.

Devotiss. ed obligatiss. servitore

LUCA MARENZIO.