PATRONA MIA COLLENDISS.

LA GRAN DUCHESSA DI TOSCANA.

Quanti beni, et perfettioni, V. A. ha insemedesma ond’ella non ha bisogno di cosa alcuna fuor di se per dilettarsi, o giovarsi, tante cagioni ho io di bramar la gratia, e protesstione, e favor sua: Per il che non devrà prender maraviglia, s’hora con ogni riverenza, & humiltà vengo a dedicarle questa mia fatiga, qual ella sia, accio che dal suo glorioso nome, e da suoi raggi quel decoro aquisti, e quello splendore, che per se stessa le manca. Ne per che la divota servitù mia sia tardata fin qui a ve nirle in cognitione, Confido io punto meno, o spero l’effetto del mio desiderio, per ciò che voglio credere, che V. A. con la generosità del animo suo si degnarà suplire alla picciolezza del dono, e grto dalla detta prottetione sua potrò con l’ocio tranquillo concessome dalla benignità dell’Illustrissimo & Reverendiss. Cardinale d’Este mio Signore applicar l’animo ad opre più degne per farmi ancor più degno, e capace del favor suo, di che quanto posso humilmente prego, e supplico. V. A. a cui con ogni riverenza me inchino a bacio la mano,

Di Roma alla 12. di Febraro 1585.

Di Vostra Altezza.

Humiliss. & devotiss. servitore.

Luca Marenzio.